venerdì 25 dicembre 2009

Considerazioni libere (50): a proposito di schiavitù...

Ci sono paesi del mondo di cui non sappiamo nulla. Il loro nome può apparire per qualche giorno nei titoli dei giornali e dei telegiornali - quasi sempre perché è successo qualcosa a un nostro connazionale - ma è quasi impossibile avere delle informazioni dettagliate su quello che avviene in quella realtà, soprattutto alle persone che là vivono. Sta succedendo in questi giorni con la Mauritania, dove sono stati rapiti un cittadino italiano e la moglie, originaria del Burkina Faso. Abbiamo visto alcune immagini del deserto, ma non ci è stato detto nulla di quel paese, nulla che spieghi quello che sta avvenendo davvero a quelle popolazioni.
La Mauritania è un paese africano, in gran parte desertico, dove vivono, a una stima del 2007, oltre 3 milioni di persone. Il paese è indipendente dal 1960, dopo essere stato una colonia francese. Il 6 agosto 2008 le forze armate hanno effettuato un colpo di stato che ha portato all'arresto del presidente, democraticamente eletto, Sidi Ould Cheikh Abdallah; a guidare il colpo di stato è l'ex capo della guardia presidenziale, il generale Mohamed Ould Abdel Aziz, che era stato rimosso dal presidente Abdallah insieme a diversi ufficiali. Nonostante il colpo di stato sia stato condannato dalla comunità internazionale e la Mauritania sia stata sospesa dall'Unione africana, i militari continuano a detenere il potere, impedendo il reintegro nelle sue funzioni del legittimo presidente.
In Mauritania esiste la schiavitù. Per generazioni gli abitanti di colore, i "mauri neri" o haratin hanno vissuto come schiavi dei loro padroni, i "mauri bianchi" o bidhan, discendenti dai conquistatori arabi. Nonostante la schiavitù sia stata abolita ben tre volte: nel 1905 dai colonizzatori francesi, nel 1965 dalla costituzione dello Stato indipendente e infine nel 1980, essa è ancora viva nel paese.
Per sapere qualcosa di più, credo sia utile leggere questa intervista a Biram Dah Abeid, presidente dell'associazione Initiative de Résurgence du mouvement Abolitionniste de Mauritanie, riportata dal sito della sezione italiana di Amnesty International.

La schiavitù in Mauritania è esercitata dal gruppo che detiene il potere. Ci sono diverse forme di schiavitù: quella domestica, cioè legata al lavoro non retribuito, la schiavitù dei minori, che oltre ad essere costretti a separarsi dal nucleo familiare d'origine, vengono violati sessualmente, maltrattati sin dalla nascita, abusati e utilizzati come schiavi per discendenza, essendo figli di schiavi. Il governo mantiene questa pratica per restare al potere, per esercitare il controllo sulle vittime della schiavitù. La ragione di questa situazione paradossale in Mauritania deriva dal fatto che lo stato e la società sono dominati da un gruppo etnico, gli arabo-berberi, nomadi, che hanno basato il loro sistema interno proprio sullo schiavismo e sulla sottomissione delle popolazioni negroidi nello stesso loro paese. Questo gruppo minoritario occupa i ranghi più alti, i quadri dirigenti nel paese, quindi è quello che decide dell'applicabilità e del rispetto delle norme. La situazione degli schiavi è anche più grave di quella del passato, visto che i moderni schiavi sono apparentemente liberi; ogni giorno essi vengono discriminati, umiliati, castrati nei loro diritti di esseri umani, pur rappresentando circa un milione duecento mila persone. La maggioranza della popolazione vive in questa condizione e anche io l'ho vissuta. Vogliono obbligarci al silenzio e se parliamo siamo vessati e perseguitati. Una minoranza che si ribella è costretta a vivere nell'indigenza. La gente ha paura di denunciare perché ha paura della povertà, poiché chi parla perde ogni diritto a lavorare, sia nel settore pubblico che in quello privato. Anche quando sono stato in Francia e Svizzera per parlare a una conferenza, hanno mandato qualcuno a minacciarmi.

Perché sei in Europa?

Sono stato al Forum delle minoranze a Ginevra per parlare della situazione in Mauritania e la notizia di questo intervento è arrivata anche nel mio paese, dove in molti hanno chiesto pubblicamente il mio arresto per questo. Hanno addirittura detto che se il presidente non si fosse occupato di me avrebbero potuto ucciderlo. In quel momento la sezione francese di Amnesty International ha scritto al governo mauritano e all'Onu per difendermi. Domani però rientrerò ugualmente in Mauritania perché la nostra lotta è lì, non in esilio. Loro vorrebbero che io rimanessi fuori dal paese ma io tornerò. Voglio solo che gli amici di Amnesty International sappiano quanto è pericoloso per me. Se ti impegni nella lotta contro la schiavitù perdi anche quel poco che hai, per questo gli attivisti non sono molti. Non temo un arresto pubblico, ma un atto mafioso sotterraneo che il governo può organizzare in segreto.

Ma c'è una legge che criminalizzi la schiavitù?
Nel 2007 abbiamo ottenuto, per la prima volta nella storia della Mauritania, l'introduzione di una legge che criminalizza la schiavitù. Dopo di che abbiamo presentato un numero enorme di denunce di lavoro forzato, violenza sessuale, tratta di bambini ridotti in schiavitù, separazioni familiari coatte, ma siamo stati ignorati. I giudici sono arabi berberi e si sono rifiutati di applicare la legge.

Come è stato possibile far passare questa legge?
Sulla carta c'era un governo democratico, insediatosi dopo le prime elezioni democratiche ad aprile 2007 e i deputati hanno votato la legge, ma poi ad agosto 2008 c'è stato un colpo di stato militare. La legge non è mai stata applicata. È passata solo per ragioni di facciata, ma di fatto non serve a niente. Ho incontrato a Ginevra la rappresentante dell'Onu sul tema della schiavitù ed è venuta anche in Mauritania, dove l'ho fatta parlare direttamente con le vittime. Ha fatto anche incontri con i rappresentanti del governo e loro le hanno detto che quelle denunce erano false. Lei ha tenuto una conferenza stampa per denunciare il fenomeno gravissimo della schiavitù nel paese, che colpisce la maggioranza della popolazione e a marzo uscirà un rapporto Onu su questo. Quando la rappresentante ha lasciato la Mauritania sono stato ancora più messo sotto pressione. Stanno addirittura cercando di screditarmi, accusandomi pubblicamente di aver corrotto la rappresentate dell'Onu.

Quali sono i paesi che potrebbero contrastare questo rapporto?
Tutti i paesi arabi saranno dalla parte del governo, come ad esempio la Libia, ma purtroppo non solo: anche l'Europa sta appoggiando il governo della Mauritania. In particolare la Francia e la Spagna, che hanno molti rapporti economici con il paese. Inoltre c'è una strumentalizzazione, poiché la Mauritania può essere d'aiuto per affrontare i problemi del terrorismo e dell'immigrazione. Invece gli Usa appoggiano le nostre denunce, in mezzo al silenzio dell'Europa.

Cosa chiedi ad Amnesty International?
Vorrei avere protezione ed essere aiutato ad aumentare l'informazione e la sensibilizzazione sul problema della schiavitù. A marzo 2010 uscirà questo rapporto dell'Onu ed è importante che Amnesty International si attivi per sostenerlo. Serve una mobilitazione di tutte le Organizzazione non governative perché le raccomandazioni contenute in quel rapporto siano note e vengano applicate.


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