domenica 8 dicembre 2013

Verba volant (25): impensabile...


Impensabile, agg.

Sono abbastanza vecchio per ricordare gli anni in cui era impensabile immaginare che il muro di Berlino sarebbe crollato nel modo in cui è effettivamente crollato. La fine dei regimi comunisti nell'Europa orientale era un fatto da molti sperato, da alcuni temuto, eppure quando avvenne ci colse di sorpresa. In tanti credevano che soltanto un conflitto avrebbe aperto una breccia in quel muro che offendeva la coscienza dell’Europa, ma una guerra, in quelle condizioni e in quei tempi, era impossibile perché l’impatto delle bombe nucleari non avrebbe risparmiato neppure i vincitori. La paura teneva in piedi quell'equilibrio e quel muro.
Eppure l'impensabile è avvenuto, semplicemente perché migliaia di persone hanno fatto contemporaneamente quello che non avevano mai fatto e che, fino ad allora, avevano paura di fare: hanno attraversato un confine e quel confine non c'era più.
Oltre a essere vecchio, sono anche fortunato perché ho avuto l’opportunità di assistere a un altro fatto che sembrava impensabile: ho visto la fine dell’apartheid in Sudafrica. I realisti, quelli che pensano di sapere tutto, dicevano che quel regime, nonostante tutto, non sarebbe caduto, perché ci spiegavano che i bianchi in quel paese non erano i colonialisti che potevano andersene così come erano arrivati, ma erano ormai i figli di quella terra. Gli stessi realisti dicevano che Nelson Mandela era un terrorista e pensavano che era meglio che stesse in carcere, per non turbare un precario status quo. Poi, come ricordiamo tutti in questi giorni in cui piangiamo la morte del grande leader africano, è successo l’impensabile.
La caduta del muro di Berlino non ha significato la fine dei conflitti in Europa, anzi, finito quell’equilibrio, il nostro continente ha conosciuto l’orrore dell’assedio di Sarajevo e ha visto la costruzione di altri muri. La fine dell’apartheid non ha significato la liberazione effettiva dei neri del Sudafrica, perché continuano a essere loro gli sfruttati nelle miniere. Eppure è importante essere consapevoli che l’impensabile può avvenire ed è giusto lottare e manifestare - come si faceva allora - affinché possa succedere. Uno dei limiti dell’attuale “politica dei ragionieri“, la politica di quelli che guardano esclusivamente ai numeri, è proprio quello di non credere all’impensabile e la perdita dell’anima di troppa sinistra è non fare nulla perché possa accadere.
Per chi adesso ha poco meno di vent’anni - l’età in cui io vedevo il muro e l’apartheid - è impensabile immaginare che Gerusalemme diventi la capitale dell’unico stato in cui possano vivere insieme israeliani e palestinesi; è impensabile che crolli il regime cinese, che è riuscito a coniugare il peggio del comunismo e il peggio del capitalismo.
Eppure potrebbe arrivare, quando meno ce lo aspettiamo, l’urto che manderà in frantumi queste certezze; spero che chi ha adesso vent’anni ci voglia ancora credere.

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