lunedì 23 marzo 2015

Verba volant (171): pollo...

Pollo, sost. m.

Il termine latino pullus deriva dal greco polos e indica in maniera generica ogni animale ancora giovane, un puledro, un pulcino, e, usato come un vezzeggiativo, anche il cucciolo di uomo; la radice pu- è molto antica e rimanda, già nel sanscrito, all'atto di procreare, di generare. La parola italiana è il nome generico con cui chiamiamo i gallinacei domestici, soprattutto per indicare le specie che si allevano per la carne e si considerano sotto un aspetto culinario. Pellegrino Artusi illustra ben diciotto ricette con il pollo, da quello semplicemente lesso al ben più sostanzioso alla cacciatora. In questa definizione voglio parlare proprio dei polli che mangiamo (anche se non darò nessuna ricetta).
L'università dell'Ohio ha studiato i polli e ha scoperto un dato interessante. Nel 1957 un pulcino appena nato pesava circa 34 grammi, mentre nel 2005 44 grammi; sempre nel '57, quello stesso animale, dopo 56 giorni dalla nascita, pesava circa 905 grammi (un aumento di circa 15 grammi al giorno), mentre nel 2005 il suo peso arrivava ben a 4,202 chilogrammi (l'aumento è di 74 grammi al giorno). Per fare una sintesi, in cinquant'anni il peso del pollo è più che quadruplicato e soprattutto siamo riusciti a incidere sulla sua velocità di crescita. Il maggior peso è stato concentrato per lo più nel petto. Probabilmente questi dati sono già cambiati, dal momento che, nonostante la crescita di questi decenni, i polli non hanno ancora raggiunto il peso massimo consentito dalla loro struttura corporea: e naturalmente c'è chi studia per raggiungere il prima possibile questo limite. E, se possibile, per superarlo.
Mentre nei giorni scorsi leggevo questa notizia e prendevo qualche appunto per la definizione che adesso avete la pazienza di leggere, è scoppiata la polemica tra Domenico Dolce ed Elton John sui "figli sintetici". Vista la notorietà pop di questi due personaggi sul tema si è scatenata una vivace discussione, in cui molti ribadivano la necessità di non forzare la natura e quindi di lasciare che i cuccioli di uomo nascano attraverso il sistema tradizionalmente conosciuto. Va bene, credo anch'io che la natura sia importante e vada rispettata, ma come mai la natura non interessa più a nessuno quando parliamo dei polli?
Io non sono un animalista, sono un carnivoro che mangia, tra gli altri animali, anche i polli, però credo che dovremmo interrogarci anche su questa crescita, che ci può apparire naturale, ma è assolutamente artificiale, dettata unicamente dalle regole del mercato.
Sempre l'università dell'Ohio ha rilevato quanto sia aumentato il consumo di pollo negli Stati Uniti. Negli ultimi trent'anni c'è stata una vera e propria ossessione a sostituire la carne rossa con la carne bianca. Un americano mangia in media 35 chili di pollo all'anno; che poi una parte consistente di questo pollo venga consumato dopo essere stato pesantemente fritto è un'altra storia, che spiega come mai i bambini americani siano così obesi. Anche perché le patatine fritte non sono verdura.
I polli "naturali", quelli che nascevano di 34 grammi, non sarebbero mai bastati per soddisfare il bisogno dei venditori di pollo di far mangiare questa pietanza agli americani e dal momento che non volevano neppure allevare più polli, cosa che avrebbe aumentato i costi - e quindi diminuito i loro guadagni - hanno cominciato a studiare come far crescere ogni singolo pollo, come aumentare la carne in ciascun petto. E siccome hanno insegnato agli americani a mangiare la carne bianca dei petti, hanno anche cosce, ovviamente più grosse, che vendono ai paesi più poveri, che devono accontentarsi di quello che "non piace" negli Stati Uniti.
Per parafrasare lo stilista milanese questi non sono "polli sintetici"? Lo sono, ma dal momento che l'unico obiettivo è quello di spendere poco e di incassare molto, ossia di guadagnare sempre di più, in nome del sacro dio dollaro, siamo disposti a sorvolare su tutto il resto, senza farci troppe domande. Vale per i polli, ma vale per tutto il nostro rapporto con la natura: noi vogliamo costantemente forzarne i limiti. Gli scienziati che hanno creato - come novelli Frankenstein - questi super-polli, hanno applicato, tra le altre cose, le leggi darwinanie della selezione naturale, ma qui non c'è nulla di naturale: ai polli non serve avere un petto grande, anzi probabilmente li fa vivere peggio, ma a noi non interessa. A noi interessa che il pollo costi poco e che continui a essere un cibo popolare: è facile convincere le persone a mangiarne sempre di più, guadagnando sempre di più. Bisogna solo continuare ad aumentare il peso dei polli. Ma anche questo è semplice, solo che non è lecito: è immorale, perché forza i limiti che la natura ha posto e che noi uomini dobbiamo saper riconoscere e accettare.
Dante Alighieri mette nel terzo girone del settimo cerchio dell'Inferno coloro che fanno forza ne la deitade, spregiando natura e sua bontade, come spiega un anonimo commentatore del XIV secolo. Il poeta, senza mai citarla, si riferisce in particolare alla sodomia, ma quanti uomini nei nostri tempi peccano facendo violenza alla natura? Naturalmente non mi riferisco a Dolce e Gabbana, che ovviamente sono liberi di fare quello che vogliono. Chi fa crescere un pollo quattro volte più del normale, solo per arricchirsi, meriterebbe di camminare in eterno sul sabbione, colpito da una pioggia di fuoco.
Mi rendo conto che in una società in cui si applica costantemente e sistematicamente lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, probabilmente interessa poco lo sfruttamento dell'uomo sul pollo, eppure se ci pensate è qualcosa che nasce nello stesso modo, seguendo una stessa logica perversa, quella secondo cui tutto è lecito, in nome del guadagno individuale. Invece non è così. Prima lo impareremo, meglio sarà. Per gli uomini, e per i polli.

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