lunedì 14 dicembre 2015

Verba volant (231): velo...

Velo, sost. m.

Quando entro in una chiesa, da turista, mi tolgo il cappello. Ovviamente non me lo impone la mia religione - visto che fortunatamente non ce l'ho - ma lo faccio sempre, senza pensare ai motivi, senza fare riflessioni socio-antropologiche. E' una forma di educazione, perché appunto sono stato educato così: entro in chiesa e mi tolgo il cappello, in maniera praticamente automatica. Come mia nonna - che invece era devota - si copriva il capo per assistere a una funzione, anche quando non è stato più obbligatorio.
Lo vorrei ricordare a chi non lo sa: il Codice Piano Benedettino del 1917 prescriveva alle donne di tenere il capo coperto in chiesa, soprattutto al momento della comunione. Questa norma è stata abolita con l'introduzione, nel 1983, del nuovo Codice di diritto canonico, anche se mia nonna - come ho detto - continuava a coprirsi la testa. Per curiosità fate un giro nei siti dei fondamentalisti cattolici: loro deplorano il fatto che le donne partecipino alla messa a capo scoperto, richiamandosi a san Paolo. Infatti l'apostolo di Tarso nella Prima lettera ai Corinzi, ben più celebre per il cosiddetto Inno alla carità, scrive:
Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.
Anche senza scomodare gli angeli, a cui credo importi assai poco di cosa noi abbiamo in testa, il velo per i fondamentalisti cattolici è un segno di sottomissione della donna. Proprio come per i fondamentalisti islamici. Evidentemente chi ha redatto il nuovo codice ha considerato queste parole dell'apostolo un po' meno importanti delle altre e ha eluso questo obbligo, perché non più al passo con i tempi: perfino la chiesa cattolica si accorge quando esagera e ci mette una pezza.
Nell'ufficio dove lavoro vengono molte donne straniere, alcune di loro portano il velo in modo che non si veda neppure una ciocca di capelli, altre lo portano, ma si vedono i capelli, altre non lo portano affatto. Capita di vedere insieme una madre con il velo e la figlia senza. Forse quella decisione racconta un conflitto in quella famiglia, tra quelle due donne, o semplicemente è il segno del tempo che passa, delle tradizioni che cambiano. Oppure quella madre non solo non ha rimproverato la figlia perché non porta più il velo, ma un po' la invidia e non ha il coraggio di fare altrettanto, magari per non entrare in conflitto con la propria madre. I tempi cambiano e le persone cambiano.
Probabilmente se noi la smettessimo con questa canea del velo, questo cambiamento sarebbe più naturale e più veloce. Leggo che il presidente di un'importante regione italiana, la più moderna, la più europea, per inseguire i voti dei fondamentalisti cattolici, ha vietato alle donne di entrare con il volto coperto negli ospedali e negli uffici pubblici. Ovviamente ha giustificato questo provvedimento, dicendo che serve per prevenire gli atti di terrorismo (e infatti il provvedimento include anche i passamontagna e i caschi integrali). Mente naturalmente, perché nessun terrorista se ne va in giro a capo coperto o con il turbante o magari con la scritta terrorista sulla schiena, come i calciatori. I terroristi si vestono come noi, si vestono come Salvini, come la Gelmini, come la Santanché - no, magari come la Santanché no, per non correre il rischio di essere arrestati per cattivo gusto. Quel provvedimento serve solo a dire che loro sono diversi da noi, perché noi giriamo negli uffici e negli ospedali a capo scoperto - a parte le suore (ma effettivamente una suora-kamikaze non si è mai vista) - mentre loro si ostinano a tenere il velo. E più noi lo proibiremo, più qualcuna di loro vorrà indossarlo, anche se avrebbe già smesso.
Allora facciamo una cosa davvero rivoluzionaria, alla faccia di Paolo e di Maometto (e anche di Maroni): lasciamo decidere alle donne. E lasciamo stare gli angeli.

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