giovedì 8 settembre 2016

Verba volant (303): debole...

Debole, agg. m. e f.

Premessa d'obbligo: al ballottaggio delle comunali di Roma avrei votato per Virginia Raggi e se domani nella capitale si votasse di nuovo, nonostante tutto, tra un candidato del pd e uno del Movimento Cinque stelle opterei, senza incertezze, per quest'ultimo. Così come se ci fosse il ballottaggio previsto dalla vigente - e pessima - legge elettorale, tra uno del pd e un candidato Cinque stelle, chiunque egli sia, sceglierei il secondo. Però le vicende di questi giorni testimoniano ancora una volta l'inadeguatezza del partito fondato da Grillo e da Casaleggio, la loro tragica incapacità di fare politica. E questo è un problema non solo per loro. Ma per tutto il paese.
Naturalmente sapevamo - e spero lo sapessero anche loro - che i cani si sarebbero accaniti contro la nuova amministrazione capitolina. I padroni dei giornali italiani sono ovviamente tutti schierati per il sì al referendum e quindi hanno scatenato le loro testate contro i Cinque stelle per fare un favore a renzi, sempre più in difficoltà, e soprattutto per cercare di blindare questa pessima riforma costituzionale, fatta proprio per ridurre la democrazia e i diritti economici e sociali. I padroni, nemici delle istituzioni democratiche, hanno da sempre interesse a dimostrare che sono tutti uguali, che tutti rubano, per allontanare le persone dal voto e per continuare a comandare indisturbati. Poi Virginia Raggi è "colpevole" di non volere le olimpiadi, che sarebbero state per loro e per i loro amici un'ottima occasione per fare lucrosi affari alle spalle dello stato, per rubare un altro po' di soldi pubblici. Se non ci fosse stato il caso Muraro state pur tranquilli che in questi giorni l'attacco contro l'amministrazione di Roma ci sarebbe stato comunque. E continuerà, perché comunque i padroni hanno bisogno di servi fedeli e soprattutto affidabili. Quello che emerge in questi giorni non è tanto che i grillini non sono disposti a essere servi, ma che sono totalmente inaffidabili.
La vicenda è rilevante non tanto per la questione su chi sapeva, da quando sapeva, perché sapeva, e neppure per le bugie dei grillini e per la loro incapacità di dirle, ma perché mette in luce dei nervi scoperti del Movimento. E di tutta la politica italiana.
Prima di tutto il rapporto con la giustizia. Se il tuo unico slogan, a parte il vaffa degli inizi, è onestà! onestà!, ripetuto come un mantra, urlato ai funerali, sventolato come una bandiera identitaria, finisci per consegnarti mani e piedi ai magistrati. Saranno loro a "scegliere" i tuoi candidati, a decidere chi deve fare l'assessore o il ministro, a stabilire quando un'esperienza di governo è arrivata alla fine. Se decidi che basta un avviso di garanzia per determinare la sfortuna di una carriera politica, sei morto, perché ci sarà sempre un magistrato tuo nemico che te ne manderà uno. In Italia abbiamo mitizzato la magistratura, abbiamo creduto che fosse l'unico argine della democrazia; e purtroppo aver avuto per vent'anni un pregiudicato come il principale esponente della politica non ha aiutato nel farci capire davvero chi siano i magistrati italiani. Sono un potere in mezzo agli altri poteri, con gli stessi vizi degli altri - a volte perggio degli altri - che agisce per i propri fini, spesso oscuri, a volte eterodiretti, e che vuole preservare i propri privilegi di casta. Prima o poi dovremo raccontare cosa è successo davvero negli anni convulsi delle cosiddette Mani pulite e l'azione dei magistrati non emergerà così limpidamente come sembrava allora e come ancora ci raccontano. Per questo non possiamo fidarci in maniera cieca dei magistrati. Accettare ancora di sottomettersi al loro giudizio significa far perdere potere e dignità alla politica, è un segno della debolezza della politica, che i Cinque stelle esprimono in maniera perfino imbarazzante.
La stessa debolezza la dimostrano nei confronti dei giornali. Ho letto la mail che Paola Taverna ha inviato a Luigi Di Maio. Sapete cos'è davvero sconfortante? L'unico riferimento di Taverna sono le polemiche dei giornali: da varie fonti giornalistiche ci pervengono segnalazioni, scrive a un certo punto, poi in un'altra frase sempre da diverse fonti giornalistiche ci pervengono notizie. Non sanno fare altro che leggere i giornali? La loro unica fonte per sapere le cose sono i giornali? Sono loro che devono sapere le cose, se sono bravi sono loro che devono "creare" le notizie, non possono essere schiavi delle polemiche dei giornalisti, che in Italia per lo più sono politici mancati, ex-politici, persone che sperano di fare i politici, sempre comunque servi di questo o di quel padrone.
Sarà che io sono vecchio, ma mi inc...o quando sento che per scegliere gli assessori i sindaci del Movimento Cinque stelle si fanno mandare i curricula. La politica è un'altra cosa, la politica è avere delle idee. provare a convincere gli altri che sono le più giuste e, quando si ha l'opportunità, cercare di metterle in pratica. Come non esiste un governo dei tecnici, così non si può definire un assessore - o un ministro - in base alle sue competenze; o almeno non solo in base a quelle. Nel 2011 ci hanno fatto credere che avessero scelto Elsa Fornero perché era un'esperta di previdenza. Balle: l'hanno scelta perché era l'interprete di una politica di ultradestra che aveva l'obiettivo di smantellare il sistema previdenziale italiano, cosa che lei ha fatto con sadica perfezione, anche in forza delle sue competenze, ma soprattutto perché quello era il suo mandato politico.
Il sindaco di Roma deve scegliere l'assessore che si occupa dei rifiuti? Bene, non importa farsi mandare dei curricula, basta sapere cosa si vuole fare e scegliere una persona con la tenacia e la forza politica per farlo: doti che non sono scritte in nessun curriculum, ma che quel futuro assessore avrebbe già dovuto dimostrare nella sua attività politica. Queste scelte così estemporanee rivelano tutta la debolezza della politica e poi sono suscettibili di essere "inquinate" da interessi quantomeno opachi. Il sindaco che deve scegliere un suo assessore deve avere un luogo politico per fare questa scelta, nell'ambito del suo partito, altrimenti finisce per rivolgersi alla sua cerchia di conoscenze, con tutti i rischi connessi; ogni riferimento all'avvocato Sammarco è ovviamente voluto.
Debole viene dal latino dehibilis che significa letteralmente colui che non ha. Ecco il Movimento Cinque stelle è debole perché manca della politica, perché non è un vero partito, perché ha perfino teorizzato di non essere un vero partito; e sono andati avanti nutrendosi della retorica urlata della piazza e del blog. Adesso i nodi vengono al pettine: mi pare che non abbiano neppure la voglia di diventare più forti e preferiscano rimanere così. Nel qual caso moriranno, con la stessa rapidità con cui sono nati. Solo che non ci possiamo permettere che muoia il secondo partito italiano, l'unico che in questa fase può contrastare dal punto di vista elettorale il partito dei padroni, non possiamo permetterci che renzi vinca solo perché è rimasto l'unico giocatore, un po' come faranno vincere la pessima Clinton, perché l'hanno fatta correre da sola. Però bisogna che i Cinque stelle finalmente si sveglino.

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